Vuelta a España 2022, Primoz Roglic contro Fred Wright dopo la caduta: “Quanto successo è inaccettabile”

Primoz Roglic a muso duro dopo la caduta dalla Vuelta a España 2022. Costretto a rinunciare alle sue ambizioni di poker nel GT iberico in seguito all’incidente in cui è rimasto coinvolto mentre era all’attacco nella sedicesima tappa, il leader della Jumbo – Visma si lascia andare ad un sorprende sfogo a mente fredda, supportato dalla sua formazione. “Non doveva succedere – spiega riguardo il contatto con Fred Wright che ha portato al suo ritiro – Le persone guardano avanti come se non fosse successo nulla, ma per me le cose non stanno così. Non è così che voglio che questo sport vada avanti e voglio dirlo in maniera chiara”.

Apparso da subito frastornato, lo sloveno al momento non sa ancora se potrà proseguire la sua stagione, ma per il momento resta su quanto successo quel giorno: “Posso camminare un po’ e me lo faccio bastare al momento – aggiunge – Dopo la caduta mi ci è voluto un po’ per fare chiarezza su quanto successo. Mi sono chiesto come era potuto succedere e la mia conclusione è che il modo in cui è successo è inaccettabile. Non tutti hanno visto bene cosa è successo. La caduta non è stata provocata da un problema della strada o una mancanza di sicurezza, ma dal comportamento di un corridore. Non ho occhi sulla schiena, altrimenti mi sarei allontanato. Wright arrivava da dietro e mi ha praticamente tolto il manubrio da sotto le mani senza che me ne accorgessi”.

Le immagini della caduta

Il corridore riceve il sostegno della sua squadra tramite le parole del suo team manager Richard Plugge, che è anche il presidente della AIGCP (Associazione Internazionale Squadre) e che la scorsa settimana era andato all’UCI proprio per chiudere maggiori garanzie in ambito sicurezza, un ambito nel quale si vuole studiare anche i comportamenti dei corridori in gara. “Sono state effettuate ricerche su numerosi incidenti di gara – spiega Plugge – Sono stati inseriti in un database e le cause sono state classificate. Gli ostacoli, ad esempio. Così come ‘colpa del ciclista’ o ‘colpa degli altri ciclisti’. È giusto parlare di punti non sicuri in un percorso, come l’asfalto a Burgos. Tuttavia, le ricerche dimostrano che il comportamento dei ciclisti è responsabile di una caduta in circa la metà dei casi. Non si frena, ma si accelera, ad esempio. Non mi sorprende, perché ogni ciclista ha la volontà di vincere. Vorrei dire: frenate e usate il cervello. È necessario cambiare comportamento, guidato dalla consapevolezza e dalla coerenza di giudizio. Poco dopo l’incidente in Polonia, è quasi finita male alla Milano-Sanremo per il 3° e il 4° posto. Fortunatamente è finita bene, ma il comportamento è rimasto impunito. Dobbiamo affrontare la questione in modo adeguato”.

Plugge sottolinea inoltre la mancanza di rispetto. “Dieci anni fa, i corridori più anziani lanciavano l’allarme perché i più giovani mostravano meno rispetto, correvano rischi irresponsabili e si facevano strada in ogni modo. I giovani di un tempo sono gli anziani di oggi. Ma si sente ancora la stessa discussione, anche se noi siamo una generazione più avanti. Quindi la situazione deve cambiare. Sono contento che Primoz parli, si guardi allo specchio e citi anche i comportamenti dei corridori”.

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